A proposito di
“redistribuzione del reddito”, una piccola nota pubblicata su questo blog in
data 18 dicembre, mi sembra giusto e opportuno riportare un piccolo passo di quanto
letto in data 20 dicembre sul Corriere della Sera. A parlare è Giuseppe De Rita
in riferimento ad un saggio da poco nelle librerie a firma Aldo Bonomi e dal
titolo “Il capitalismo in-finito”. Ovviamente trascrivo il “passaggio” in cui
De Rita riporta la “nuova” classificazione del lavoro avvenuta nel nostro Pese
negli anni sessanta.
“All’inizio,
negli anni 60 tutto sembrava chiaro e solidamente proiettato in avanti: stava
contraendosi fortemente la componente agricola, che ancora al censimento del ’51
contava sul 54% della popolazione; aumentava e si compattava come “classe
operaia” la componente “fordista” dei lavoratori dipendenti dell’industria; cresceva con passo inarrestabile la
componente impiegatizia, specialmente concentrata nel lavoro pubblico e
nelle attività bancarie e assicurative. Sembrava un mondo destinato a durare
per decenni, anche perché esso trovava la sua corrispondenza nelle
articolazioni delle forze politiche, attraverso il tipico fenomeno del
collateralismo categoriale (del mondo agricolo, della classe operaia, del ceto
medio impiegatizio)”.
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