“La fotografia è la morte perché fissa l’attimo irripetibile.
Si passò la fotografia fra le dita, proprio come se fosse un gioco di carte, e
continuò: ma poi mi chiedo ancora: e se invece fosse la vita?, la vita con la
sua immanenza e la sua perentorietà che si lascia sorprendere in un attimo e ci
guarda con sarcasmo, perché è lì, fissa, immutabile, e invece noi viviamo nella
mutazione, e allora penso che la fotografia, come la musica, coglie l’attimo
che non riusciamo a cogliere, ciò che siamo stati, ciò che avremmo potuto
essere, e contro questo attimo non c’è niente da fare, perché ha più ragione di
noi, ma ragione di che cosa?, forse ragione del cambiamento di questo fiume che
scorre e che ci trascina, e dell’orologio, del tempo che ci domina e che noi
cerchiamo di dominare. Fece un’altra delle sue piccole pause, tirò una boccata
di fumo e continuò: la vita contro la vita, la vita nella vita, la vita sulla
vita?, forse, è un enigma che lascio a lei che guarda questa fotografia”.
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