L’ultimo romanzo di Antonio Tabucchi,
uscito postumo, si può dire che è costruito da frammenti di altre storie dello
scrittore toscano. Ricordo che nella galleria di strani personaggi che il narratore
incontra in Requiem (romanzo che Antonio Tabucchi scrisse in
portoghese nel 1991) c’è una certa Isabel, vecchia amica che il
protagonista fa di tutto per rivedere. Rientra a Lisbona di proposito, si reca
in un certo strano ristorante con fontana, patio arabeggiante, tavoli da
biliardo e un teatrino tascabile retto da cariatidi di legno (tutto così
irreale perché esiste davvero, come tanti luoghi della città) e, per ammazzare
il tempo, si mette a giocare, bere e chiacchierare col maȋtre, in attesa
che Isabel arrivi. Quando finalmente arriva... il capitolo si chiude e il
successivo ci porta altrove. Della donna più nessuna traccia.
“Per Isabel” si può definire il
romanzo che Tabucchi ha scritto in onore della sua donna (immaginata); riprende i due personaggi principali di
“Requiem”: il poeta
Tadeus Slowacki e Isabel, appunto, che con Tadeus ha avuto una relazione,
seguita da una gravidanza, interrotta da un aborto, che forse è all’origine
della depressione che l’ha portata al suicidio (o forse è colpa della
dittatura, che l’ha buttata in un carcere e torturata). In Requiem
veniva come risucchiata in un buco nero o, meglio, cadeva in una botola del
teatrino tascabile tabucchiano e fino ad oggi non se ne sapeva più niente. Isabel è una donna misteriosa che
attraversa i diversi romanzi dello scrittore e in quest’opera scritta a cavallo
degli anni novanta (fu dettato
integralmente nel 1996) si illude di chiarirne i lineamenti e di svelarne il
cammino reale o irreale che sia. Oserei dire che il percorso a quanto si legge
in questo breve romanzo, è fatto di sogno e spiritualità, quasi di religiosità.
La storia procede a cerchi concentrici,
come un mandala (una figura concentrica dove ogni cerchio racchiude altri
cerchi con altre figure). La trama è la ricerca del protagonista di una donna
da cui si era separato anni prima e di cui non sapeva più nulla. C’è l’urgenza
di sapere da parte di Tadeus cose fosse accaduto a questa donna affascinante (Isabel,
appunto, che qui incarna la figura di leader del movimento studentesco e poi
sempre più impegnata in un’aspra lotta contro il regime) e allora intraprende
un viaggio per arrivare all’incontro ultimo con questa donna fatale e chiarire
quella che un tempo era stata la loro separazione. Waclaw-Tadeus alla ricerca
di Isabel, si trova a percorrere buona parte del Portogallo, Macao, Svizzera,
fino ad arrivare sulla Riviera vicino Napoli e seguendo indizi, ricordi, si
avvicina sempre più a Isabel che si credeva morta ma che in realtà era solo
finzione per sparire ed entrare in clandestinità nel partito comunista ai tempi
di Salazar. Da qui si può ben comprendere come il romanzo si muove nel contesto
storico del Portogallo durante la dittatura di Salazar.
Importanti sono le stesse parole di isabel ''Tu ti credi di aver compiuto una ricerca per me,
ma la tua ricerca era solo per te stesso... non era tanto io che cercavi, ma te
stesso'', ma anche ''L'importante e' cercare, non importa se si trova o non si
trova''. E cosi' il gioco quasi poliziesco si fa metaforico, esistenziale. Non
a caso il protagonista lo definisce la costruzione di un Mandala, cerchio dopo
cerchio (incontro dopo incontro, dalla nutrice Brigida alla sassofonista Tecs,
dall'ex secondino della prigione politica al fotografo Tiago, un'astrofisica,
un prete di Macao, un poeta in preda all'oppio o un lama...) sino a raggiungere
la ''conoscenza'', il centro, Isabel, che lo avverte: ''Sappi che il tuo centro
e' il mio nulla, il nulla in cui io ora mi trovo''.Il Mandala e' un disegno a
cerchi e altre figure geometriche che rappresenta, per i buddhisti, il processo
mediante il quale il cosmo si e' formato dal suo centro e, per loro, grazie a
un articolato simbolismo consente una sorta di viaggio iniziatico che permette
di crescere interiormente.
“Per Isabel” è un romanzo molto portoghese
com’era nelle corde dello scrittore, un sogno (o incubo) avvolto in giochi di
sensi e di ombre a sfiorare il senso della conoscenza; mescola tempo e spazio
fino a diventare un “luogo-non luogo” che è lo spazio della letteratura in
generale e trattandosi di Tabucchi si può dire che ci troviamo di fronte ad
altissima letteratura. Una descrizione ubriacante che lo rende bello come le
migliori opere di Tabucchi, un romanzo avvincente che altro non è che una
indagine su noi stessi per cercare di capire chi siamo.
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