“Ben e Chon sono due
amici per la pelle che condividono tutto, dall’amore per la bella Ophelia –
detta O - all’attività di coltivatori e spacciatori della miglior marijuana
della California del Sud. È stato Chon, ex marine, a riportare i primi semi
dall’Afghanistan, poi è venuto Ben, botanico e buddista, che ne ha fatto un
prodotto sopraffino, buono per far dollari così come per alleviare il dolore
dei malati terminali. La vita scorre dunque idilliaca per il fortunato trio e i
loro amici, finché un brutale cartello di trafficanti messicani non decide di
fare affari con loro, che lo vogliano o meno”.
Questa la trama di uno
dei più agghiaccianti film di Oliver Stone, ambientato ai margini della
frontiera americana con il Messico e descrittivo degli accadimenti brutali che
lì si svolgono per il controllo della droga. Sotto questo aspetto film
riuscitissimo che vibra vita, seppur acida, maledetta e apparentemente irreale,
facendone così un film assolutamente efficace per il mondo che descrive: un
paradiso perduto dove l’esistenza è avventura folle e schizzata.
Film intriso di
violenza pura che sconsiglio vivamente ai deboli di cuore con interpretazioni
di tutti i protagonisti al di sopra della media.
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