Viviamo
un’epoca in cui l’informazione e soprattutto l’approfondimento sono diventate
materie opinabili specialmente se l’apprendimento avviene attraverso il web.
Almeno per la data del 27 gennaio, giorno in cui si celebra la memoria delle
vittime della shoa è d’obbligo fermarsi e riflettere su ciò che è stato; per
ricordarsi e ricordare che l’Olocausto è la macchia nera del secolo scorso e
non cadere nel tranello di tanti negazionisti che spopolano sul web con i loro
siti. Non c’è da stupirsi se “insigni” storici come Robert Faurisson e la sua
accolita: Henri Roques e Carlo Mattogno in prima fila, da tempo confutano
l’esistenza dello sterminio di massa attuato dai nazisti e lo fanno con tesi
che ridiscutono la memoria storica ormai accertata, negando persino l’esistenza
delle camere a gas o l’autenticità del diario di Anna Frank.
Si
diceva poc’anzi della superficialità delle notizie che si leggono soprattutto
sul web fra cui la principale che autorizza certe tesi negazioniste è la
diffusione di un falso storico come “I Protocolli dei Savi di Sion” un coacervo
di dottrine complottiste, frutto di menzogne e rimaneggiamenti che
attribuiscono agli ebrei il progetto di un complotto per il dominio del mondo
attraverso media e finanza. Basterebbe leggersi “Il cimitero di Praga” di
Umberto Eco per comprendere di come ci troviamo dinnanzi ad una bufala
grossolana che solo chi fa affidamento al web crede vera.
E
per ricordare l’Olocausto e le sue vittime, quest’anno leggo e propongo un
bellissimo libro di Paul Glaser “Ballando ad Auschwitz”: un testo che racconta
la storia della zia dell’autore, ballerina internata nei campi di
concentramento. Una storia di cui l’autore, nonché parente, è venuto a
conoscenza per caso, visitando proprio il campo di Auschwitz-Birkenau. Una
storia di profonda umanità che testimonia come si sta perdendo la memoria delle
atrocità commesse dai nazisti e dai loro complici. Infatti l’autore sino alla
scoperta della valigia della zia ad Auschwitz, aveva sempre creduto a ciò che la
scuola aveva insegnato e cioè che in Olanda c’era stata una forte resistenza
nei confronti del nazismo. Cosa non del tutto vero quando per scrivere il libro
è andato alla ricerca di fonti e si è accorto che durante l’invasione nazista,
in Olanda (come del resto in tutta l’Europa occupata), ci furono spietate cacce
all’uomo condotte da concittadini irreprensibili (ricordiamo che anche Anna
Frank venne arrestata a seguito di una delazione).
“Il
partito comunista indisse due giorni di sciopero dopo la chiusura del quartiere
ebreo di Amsterdam ma fu una manifestazione isolata, con l’occupazione nazista
l’industria era rifiorita, la disoccupazione calata. La gente accettò
tranquillamente le leggi razziali. In Olanda verrà sterminato il 72% degli
ebrei. Nel dopoguerra vi sarà tanta voglia di mettere tutto a tacere. Le
vittime dei campi di concentramento venivano accolte freddamente al loro
rientro (in Italia basti pensare a Primo Levi)”. Queste le motivazioni che
hanno spinto Paul Glaser a scrivere il romanzo su sua zia Rosie: bellissima
ballerina che viene tradita dalla delazione dell’ex marito Leo, invidioso del
suo successo. E poi ancora tradita per quattro soldi dai suoi partner. Rosie si
troverà a vivere l’esperienza di Auschwitz, ma forte è il suo animo tanto che
continuerà sino alla morte a ballare seppure sull’orlo dell’abisso.
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