lunedì 27 gennaio 2014

Giornata della Memoria

Viviamo un’epoca in cui l’informazione e soprattutto l’approfondimento sono diventate materie opinabili specialmente se l’apprendimento avviene attraverso il web. Almeno per la data del 27 gennaio, giorno in cui si celebra la memoria delle vittime della shoa è d’obbligo fermarsi e riflettere su ciò che è stato; per ricordarsi e ricordare che l’Olocausto è la macchia nera del secolo scorso e non cadere nel tranello di tanti negazionisti che spopolano sul web con i loro siti. Non c’è da stupirsi se “insigni” storici come Robert Faurisson e la sua accolita: Henri Roques e Carlo Mattogno in prima fila, da tempo confutano l’esistenza dello sterminio di massa attuato dai nazisti e lo fanno con tesi che ridiscutono la memoria storica ormai accertata, negando persino l’esistenza delle camere a gas o l’autenticità del diario di Anna Frank.

Si diceva poc’anzi della superficialità delle notizie che si leggono soprattutto sul web fra cui la principale che autorizza certe tesi negazioniste è la diffusione di un falso storico come “I Protocolli dei Savi di Sion” un coacervo di dottrine complottiste, frutto di menzogne e rimaneggiamenti che attribuiscono agli ebrei il progetto di un complotto per il dominio del mondo attraverso media e finanza. Basterebbe leggersi “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco per comprendere di come ci troviamo dinnanzi ad una bufala grossolana che solo chi fa affidamento al web crede vera.

E per ricordare l’Olocausto e le sue vittime, quest’anno leggo e propongo un bellissimo libro di Paul Glaser “Ballando ad Auschwitz”: un testo che racconta la storia della zia dell’autore, ballerina internata nei campi di concentramento. Una storia di cui l’autore, nonché parente, è venuto a conoscenza per caso, visitando proprio il campo di Auschwitz-Birkenau. Una storia di profonda umanità che testimonia come si sta perdendo la memoria delle atrocità commesse dai nazisti e dai loro complici. Infatti l’autore sino alla scoperta della valigia della zia ad Auschwitz, aveva sempre creduto a ciò che la scuola aveva insegnato e cioè che in Olanda c’era stata una forte resistenza nei confronti del nazismo. Cosa non del tutto vero quando per scrivere il libro è andato alla ricerca di fonti e si è accorto che durante l’invasione nazista, in Olanda (come del resto in tutta l’Europa occupata), ci furono spietate cacce all’uomo condotte da concittadini irreprensibili (ricordiamo che anche Anna Frank venne arrestata a seguito di una delazione).


“Il partito comunista indisse due giorni di sciopero dopo la chiusura del quartiere ebreo di Amsterdam ma fu una manifestazione isolata, con l’occupazione nazista l’industria era rifiorita, la disoccupazione calata. La gente accettò tranquillamente le leggi razziali. In Olanda verrà sterminato il 72% degli ebrei. Nel dopoguerra vi sarà tanta voglia di mettere tutto a tacere. Le vittime dei campi di concentramento venivano accolte freddamente al loro rientro (in Italia basti pensare a Primo Levi)”. Queste le motivazioni che hanno spinto Paul Glaser a scrivere il romanzo su sua zia Rosie: bellissima ballerina che viene tradita dalla delazione dell’ex marito Leo, invidioso del suo successo. E poi ancora tradita per quattro soldi dai suoi partner. Rosie si troverà a vivere l’esperienza di Auschwitz, ma forte è il suo animo tanto che continuerà sino alla morte a ballare seppure sull’orlo dell’abisso.     


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