Il
mondo del cinema non può prescindere da determinate figure che nobilitano la
stessa arte: Clint Eastwood è una di queste. Del vecchio divo hollywoodiano si
è detto tutto e non ci si stancherà mai di ringraziarlo per le tante emozioni
che ha saputo suscitare nella sua lunga carriera. Anche in questo film,
interpretato dopo che lo stesso attore aveva annunciato il suo ritiro dalle
scene, c’è un Eastwood in grandissima forma che ancora una volta sa toccare le
corde profonde dell’animo umano. Pur se il film nel complesso risulta tantino
rabberciato, alcune carenze, alcune pause vengono sopperite
dall’interpretazione del grande attore e in fin dei conti fa rientrare a pieno
merito questa pellicola nel filone del cinema classico americano.
E’
un film tipicamente americano, così come tipicamente americana è la storia che
si racconta; d'altronde trattandosi di una pellicola sul baseball non poteva
essere diversamente. Quello che colpisce al di là della storia, oltre
l’interpretazione del grande vecchio, già esplicata, è lo scenario in cui si
muovono i personaggi, con l’America profonda (quella che più piace a me) a fare
da sfondo a una storia che vede sviluppare il rapporto padre-figlia non
tralasciando altri argomenti di profonda umanità: come l’arrivismo professionale
di questi ultimi tempi, caratterizzato da fandonie, soprusi e alterigia; oppure
una relazione sentimentale che travalica i tempi moderni e si rifà a certi
sentimentalismi d’altri tempi e per finire l’analisi (questa sì un pò sulle
righe) del tempo che passa e l’affronto alla vecchiaia. Un film tutto da vedere
che per quanto possibile riesce a far riflettere sugli argomenti appena
accennati.
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