venerdì 3 gennaio 2014

Almanacco 2014


Perché il punto di partenza del giovane Platone è l’agnizione dei limiti della “democrazia realizzata”, del suo carattere, anzi, illusorio, risolvendosi di fatto l’antico regime che così chiamiamo nella dilatazione smisurata e nell’estensione a sempre nuovi strati dello stesso vizio che connota il sistema oligarchico: l’avidità di possesso dei beni. Mentre la virtù fondamentale del buongoverno, teorizzata in seguito nella Repubblica, è l’equilibrio nella redistribuzione della ricchezza, gestibile solo dallo stato: l’unico possibile rimedio ai fallimenti dei vari modelli, anzitutto quello “democratico”, sperimentati in quel primo laboratorio della politica che fu la polis ateniese del V secolo non può che essere, scriverà Platone, <<una legge che impedisca di disporre dei propri beni come ognuno crede>>. Ma l’esempio dell’uomo oligarchico, del plutocrate “che deve il potere all’ingente patrimonio”, a innescare la pulsione dei non possidenti verso la smania di ricchezza che genera il “caos democratico”. Perché di fatto l’unico diritto che la democrazia attribuisce al demos, il “popolo”, è quello di “diventare più ricco possibile”. Perché, concluso l’esperimento di potere personale, chiamato democrazia demagogicamente esercitato da Pericle, appariva necessario <<aprire la mente a nuovi possibili sviluppi>>. 


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