La casa editrice Einaudi compie ottant’anni
e da lettore non posso che augurarle tutta la fortuna di questo mondo.
In gioventù sono cresciuto con i testi
Einaudi e sicuramente la mia formazione umana, sociale, politica deve molto a
questa casa editrice. Ricordo con un pizzico di nostalgia le mie prime letture
sulla Rivoluzione Cubana, sul Che e su Fidel Castro tramite la Nuova Universale
Einaudi, così come un testo fondamentale per la mia formazione politica le
“Lettere dal Carcere” di Gramsci (nella stessa collana) o le “Lettere di
condannati a morte della Resistenza italiana” nell’edizione del 1954. E se è
pur vero che Einaudi nel dopoguerra ha contribuito alla “mitizzata” “egemonia
della sinistra” in ambito culturale nel nostro Paese, bisogna ammettere che
all’interno della casa editrice c’era anche un’anima libertaria, azionista e
liberale. Come si possono dimenticare gli scritti di Croce o di Bobbio
anch’essi utili alla formazione culturale delle persone di buon senso. Ma
Einaudi è anche la casa editrice di tanti scrittori contemporanei a cui per un
motivo o l’altro sono legato: Sebastiano Vassalli, Eugenio Scalfari e soprattutto
a mio modesto modo di vedere il più grande di tutti a livello mondiale Philip
Roth.
Ha insegnato tanto Einaudi nel corso di
questi ottant’anni al punto che quando con alcuni amici con la stessa passione
per la lettura si è deciso di formare un gruppo letterario in cui dibattere di
letteratura, lo si è fatto a volte con contrapposizioni polemiche, a volte con
tensioni eccitate e tortuose proprio come avveniva nelle riunioni del mercoledì
in casa editrice e guarda caso il nostro gruppo si è incontrato per un decennio
proprio il mercoledì dandosi il nome di “mercoledì letterario”; diventata un’istituzione
in un posto dove le lettere sono eufemismo.
Ancora grazie e un “in bocca al lupo” con
la convinzione che nei prossimi decenni ci saranno senz’altro ancora
festeggiamenti.
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