Curiosi e spesso divertenti, i tanti “elzeviri” che settimanalmente appaiono sul supplemento domenicale di Confindustria, hanno un che di riflessivo e oltre a deliziarsi nella lettura, fanno scattare iraconde invettive. Ora, io non voglio calcare la mano su alcuni scritti apparsi sul “domenicale”, ma non posso esimermi dal controbattere con veemenza un “occhiello” del 6 ottobre 2013 riguardo uno dei miei amici, nonché scrittore di grande interesse pubblico: Erri De Luca.
Riporto fedelmente ciò che è scritto ne “Il Graffio”:
“Ragazzi, Erri De Luca non è un “cattivo maestro” perché vi ha detto che essere incriminati per resistenza è un grande onore per voi che protestate. Prima che ai pubblici ufficiali imparate a resistere alla melensa affabulazione che impregna i suoi libri, i suoi gesti e le sue parole. Lo sappiamo, non è facile: le sirene della banalità ammantata da profondità sono le più difficili da ignorare. Ma provateci per favore. Resistete”.
Aldilà del merito (la resistenza dei valligiani alla costruzione della TAV, con proteste più o meno civili), su cui io sono pienamente d’accordo stante alla impossibilità di portare a termine questo progetto e se leggo quella che è la storia italica sui grandi progetti, vi bastano queste parole di Ruiz tratte da “Repubblica”:
“Se il Vajont contasse ancora nella memoria nazionale, non si sarebbe consentito quel “Vajont alla rovescia” subito dai fiumi del Mugello, letteralmente risucchiati nel tunnel dell’alta velocità Bologna-Firenze. Se avesse cambiato qualcosa nella procedura delle grandi opere, non si imporrebbe a quel modo la Tav alla Val Susa. Se la sicurezza degli italiani contasse davvero qualcosa, il governo non si darebbe tanto da fare per costruire nel cuore di Trieste un terminal di gas liquido ritenuto pericoloso dall’intera comunità scientifica internazionale”.
Qualcosa in più però vorrei dire riguardo Erri cercando di stare calmo e non vituperare la mano che ha scritto quel graffio. Credo che ad Erri in letteratura si possano imputare alcuni limiti, ma definire la sua scrittura e il suo approccio con i lettori “melensa affabulazione che impregna i suoi libri, i suoi gesti e le sue parole” significa essere analfabeta, ignorante in campo letterario e sprovveduto dei meccanismi che regolano il rapporto scrittore-lettore; insomma un vero e proprio zotico incompetente. Di più, se è vero che chi ha scritto quel graffio è un analfabeta di ritorno, non vedo come possa dichiarare: “le sirene della banalità ammantata da profondità sono le più difficili da ignorare”: difficile comprendere come faccia un ignorante a capire la banalità descrittiva di De Luca.
Comunque prendiamo per buono il consiglio che il redattore ci propina e cercheremo di resistere alle “cazzate” che di tanto in tanto appaiono sul “bollettino confindustriale”.
P.S.: per chi ha voglia gustatevi i 40 minuti della conferenza stampa di De Luca sugli accadimenti della TAV.