lunedì 13 gennaio 2014

Idee contro il malaffare

Una piccola riflessione dal forte sapore rivoluzionario pervade in questi giorni il mio pensiero mentre leggo “Dalle lacrime di Sybille. Storia degli uomini che inventarono la banca” di Amedeo Feniello (Ed. Laterza).
Quella che si racconta in questo saggio è una storia accaduta realmente intorno al Quattrocentoi e ha per protagonista una nobildonna della Provenza che ad un certo punto della sua esistenza si vede spogliata di tutti i suoi averi a causa di alcune transazioni bancarie degne dei nostri giorni. Praticamente si racconta della creazione di ricchezza mediante ed esclusivamente ricchezza e che ha uno sbocco conosciuto abbastanza bene oggi, ovvero il crac finanziario. Già all’epoca dei fatti accadde che l’impiego del denaro al solo fine di moltiplicarlo a dismisura provocò un enorme disastro portando alla povertà la povera Sybille che circuita dai banchieri dell’epoca aveva messo i suoi averi nelle loro mani. A nulla valsero le rimostranze della protagonista e nemmeno le leggi dell’epoca (ma possiamo dire anche quelle odierne), che non riuscirono a risarcire almeno in parte le perdite dovute ad una dissennata politica finanziaria. Addirittura i maggiori ostacoli ad un degno risarcimento furono posti dalla magistratura stessa che attraverso ripetuti espedienti valsero a protrarre il dibattimento all’infinito senza mai arrivare ad una sentenza definitiva.

E allora secondo il mio modesto parere, ed è questa l’idea che mi gira in testa, quando non si riesce ad avere giustizia, nonostante la veridicità degli accadimenti, e anzi chi è preposto a rappresentare la legge fa di tutto per giustificare le nefandezze e alterare la verità, non rimane altro che praticare la ribellione violenta ed eliminare le male piante e le loro leggi.   

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